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INTRODUZIONE

PRESIDENTE: Silvio Berlusconi VICEPRESIDENTE VICARIO E AMMINISTRATORE DELEGATO: Adriano Galliani CAMPO DI GIOCO: stadio "Giuseppe Meazza", San Siro, via Piccolomini 5, 20151 Milano (m 105x68, 83.000) COLORI SOCIALI: maglia rossonera a strisce verticali, calzoncini bianchi calzettoni bianchi con bordo rossonero
La Fiaschetteria Toscana di via Berchet, a Milano, fu la prima sede del Milan. presidente l'ingegner Alfredo Edwards, soci fondatori Edwards, Kilpin, Barnett, Nathan, Allison, Davies, Pirelli, Dubini, Valerio, Angeloni, Camperio. Il Milan Cricket and Football Club nacque nel 1899 e fu iscritto alla Federazione il 15 gennaio 1900. Nel 1901, con due anni di vita alle spalle, il Milan vinse già lo scudetto, al termine di una tiratissima finale con il Genoa. L'anno successivo andò ancora in finale, ma fu sconfitto dallo stesso Genoa. I primi anni del secolo furono positivi per il Milan, che dopo qualche anno di stasi tornò a vincere il titolo italiano nel 1906. Nella finalissima contro la Juventus, i rossoneri pareggiarono a Torino (0-0) aggiudicandosi poi la partita di ritorno per rinuncia degli avversari. Nel 1907 ecco il terzo titolo, con un punto di vantaggio sul Torino nel girone finale. A quei primi tre scudetti fece seguito un lunghissimo periodo di digiuno, che si sarebbe concluso soltanto nel secondo dopoguerra. Tra le due guerre ci sono dei risultati mediocri: ultimo nel girone finale del 1920/21, terzultimo l'anno seguente. Arriva il campionato a girone unico e il Milan non riesce ancora a farsi largo nel panorama del calcio italiano. Nel 1928/29 c'è un exploit, un secondo posto alle spalle del Torino (a sei punti di distanza), grazie ai cannonieri Pastore e Santagostino che mettono a segno rispettivamente 26 e 25 reti. L'anno seguente il Milan non va oltre l'11° posto, l'anno dopo ancora arriva dodicesimo. E via così, per tutto il periodo tra le due guerre che vedono come massimo risultato dei rossoneri un terzo posto nel 1937/38. Nel 1938/39 la società è costretta a cambiare nome, come tutte quelle che avevano scelto un nome straniero. Il fascismo è inflessibile: il Milan diventa Associazione Calcio Milano. Cambia il nome ma non la sostanza, c'è un terzo posto nel 1940/41 e nulla più. Finisce la guerra e il Milan dà segni di ripresa. C'è un secondo posto nel 1949/50, nel quale spicca una sonante vittoria (7-1) sulla Juventus ma anche una incredibile sconfitta (5-6) nel derby contro l'Inter. Nel 1950/51, finalmente, il Milan torna a vincere il titolo italiano. Era una grandissima squadra, con Buffon in porta e con il trio svedese Gren-Nordahl-Liedholm. Fu lo scudetto della rinascita, conquistato alla fine di una stagione massacrante: 20 squadre in serie A, 38 partite da disputare. Per vincere i rossoneri dovettero segnare addirittura 107 gol. Nei tre anni successivi, il Milan non andò mai sotto il terzo posto, segno che si trattava di una squadra davvero grandissima. Nel 1954 arrivò Juan Alberto Schiaffino e il Milan vinse di nuovo il titolo italiano con quattro punti di vantaggio sulla seconda classificata, l'Udinese. L'anno seguente ottenne un secondo posto con ben dodici punti di distacco dalla Fiorentina (che in tutta la stagione aveva perso una sola partita), ma vinse la Coppa Latina, battendo il Benfica e l'Atletico Bilbao. Nel 1956/57, riecco lo scudetto. Arrivano Cucchiaroni, Galli e Bredesen, c'è ancora un anziano Liedholm, è partito Nordahl. Alla guida della squadra c'è Ferruccio Viani detto Gipo, un tecnico che per molti anni segnerà la storia della formazione rossonera. Il Milan dunque conquista il titolo e l'anno seguente partecipa alla Coppa dei Campioni. Arrivò alla drammatica finale disputata a Bruxelles contro il Real Madrid. Solo nei tempi supplementari la "freccia" Gento riuscì a segnare il gol del 3-2 che diede il titolo ai madridisti. Lo sforzo compiuto per arrivare in finale costò però caro alla squadra, che in campionato non andò oltre il nono posto. Il Milan ritorna grande anche in Italia. Nel 1958/59, arriva Altafini e immediatamente mette a segno 28 gol, trascinando la squadra allo scudetto. Un attacco-mitraglia: 84 reti realizzate. Ma l'anno seguente l'avventura in Coppa dei Campioni dura poco: un Milan già un po' in crisi viene sconfitto per 2-0 a San Siro e per 5-1 in trasferta dal Barcellona. E anche in campionato non va oltre il terzo posto, così come si piazza secondo l'anno seguente. Nell'estate del 1960, il Milan conclude forse il più grande affare della sua storia. Per 60 milioni più la metà di un certo Migliavacca, acquista dall'Alessandria un ragazzino di diciassette anni, Gianni Rivera. Con il golden boy in campo, il Milan è decisamente un'altra cosa e per parecchi anni rimane ai vertici del calcio italiano e di quello europeo. Vince il titolo italiano nel 1961/62, con cinque punti di vantaggio sull'Inter. E l'anno seguente trionfa anche in Coppa dei Campioni. A Wembley, nella finale, il Milan passò in svantaggio con il Benfica per un gol del fuoriclasse Eusebio (sul quale la marcatura di Benitez sembrava un po' approssimativa), poi Trapattoni passò ad occuparsi dell'asso portoghese e il Milan riuscì a ribaltare il risultato grazie a due gol di Altafini, imbeccato in entrambe le occasioni da Rivera. L'allenatore era Rocco, altro grande della storia rossonera, che però l'anno successivo se ne andò e fu sostituito da Carniglia, che a un certo punto della stagione fu cacciato e lasciò il posto a Liedholm, con la supervisione di Viani. Ma non fu una stagione felice, perché in Coppa dei Campioni il Milan fu eliminato dal Real Madrid nei quarti di finale e in campionato non andò oltre il terzo posto, risultato conseguito anche l'anno seguente.
Nel 1964/65 arriva il secondo posto, ma ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Il Milan riesce infatti a sprecare un incredibile vantaggio di sette punti sull'Inter. Viani litiga con Rivera e iniziano due anni difficili per il Milan, che si concludono con un settimo, un ottavo posto e la conquista di una Coppa Italia. Il 1967/68, ancora con Rocco in panchina, è una stagione trionfale. Il Milan vince lo scudetto con nove punti di vantaggio sul Napoli, secondo classificato, e si aggiudica anche la sua prima Coppa delle Coppe, battendo in finale a Rotterdam l'Amburgo per 2-0 con una doppietta di Hamrin. L'anno seguente, benché giunto terzo in campionato, il Milan è ancora dominatore in Europa: stavolta stravince la Coppa dei Campioni, rifilando un pesantissimo 4-1 all'Ajax dell'astro nascente Cruijff nella finale disputata a Madrid. Poi arriverà anche il titolo di campione del Mondo, la Coppa intercontinentale: i rossoneri vengono picchiati e insultati dagli avversari dell'Estudiantes nella finalissima della Coppa, perdendo 2-1 dopo aver vinto per 3-0 a Milano. La squadra rossonera conquista così la sua Coppa intercontinentale, dopo che nel 1963 aveva perso la finale con il Santos solo per lo scandaloso comportamento dell'arbitro argentino Brozzi.
La formazione del Milan nella stagione 1968-69

Il Milan di Gianni Rivera e Nereo Rocco

Quella Coppa intercontinentale fu l'ultimo atto del grande Milan, che per parecchi anni non avrebbe più vinto il campionato. I rossoneri conquistano tre secondi posti consecutivi tra il '70 e il '73, ma vincono anche due Coppe Italia e questo consente loro di disputare due edizioni della Coppa delle Coppe, delle quali una vinta (1973, finale 1-0 con il Leeds, gol di Chiarugi) e una persa all'ultimo atto (0-2 nella finale con il Magdeburgo). C'è anche una giornata che nessun milanista può dimenticare, ma in senso negativo. È il 20 maggio 1973, quando il Milan, primo in classifica con un punto di vantaggio sulla Juventus, gioca a Verona l'ultima partita di campionato. Sembrava anche troppo facile conquistare quello scudetto, che avrebbe rappresentato la "stella". Invece, incredibilmente, il Verona dilagò: vinse 5-3, mentre la Juventus passava sul campo della Roma e conquistava così il titolo.
L'organico completo del Milan edizione 1973-74

Dopo la fatale Verona, il Milan attraversa qualche anno di stasi. Colombo acquista la società, si passa però attraverso lo strapotere delle squadre torinesi. Solo con il ritorno di Liedholm, nella seconda metà degli anni '70, il Milan conquista il suo decimo scudetto. Rivera è alla sua ultima stagione da giocatore; il Milan gioca un gran calcio nonostante il suo capitano non sia sempre in campo. Vince il titolo davanti al sorprendente Perugia di Castagner, che chiude il campionato senza subire sconfitte.
Gianni Rivera in un'azione a centrocampo

Ma la stagione seguente, il 1979/80, sarà la più amara nella storia del Milan. Non basta l'eliminazione al primo turno in Coppa dei Campioni (0-0 a Oporto e 0-1 a San Siro contro il Porto). A metà stagione, ecco lo scandalo delle scommesse. Alla fine della stagione, la Commissione Disciplinare retrocede d'ufficio il Milan in serie B (si era piazzato al terzo posto). Il presidente Felice Colombo viene radiato, Albertosi viene squalificato per quattro anni, squalifiche di minore entità vengono inflitte a Morini e Chiodi. Giacomini, che era alla guida della squadra, resta anche in serie B. Riporta in alto la squadra, poi se ne va e il Milan decide di puntare su Gigi Radice. È un mezzo disastro: la squadra non gira, è in fondo alla classifica. Alla seconda di ritorno Radice viene esonerato e sostituito da Galbiati, proprio poco tempo dopo che il Milan era stato acquistato da Farina. Non basta tuttavia il cambio dell'allenatore per riportare in alto il Milan, che alla fine della stagione retrocede in serie B. Farina cambia tutto, rivoluziona il parco giocatori, prende Castagner come allenatore e Ramaccioni come direttore sportivo. I risultati stavolta arrivano: il Milan torna spedito in serie A.

QUANTI PASTICCI PER IL RITORNO IN A!

Si torna nell'élite calcistica superando le peripezie tecniche e societarie. Per la seconda volta viene vendicata l'onta della serie B. Il campionato cadetto è vinto alla grande, da una squadra già preparata per l'anno seguente, con una intelaiatura solida, alla quale bastano piccoli ritocchi. Il tifo, anche in serie B, è stato formidabile anzi immenso: il Milan è infatti la quinta società per incassi e presenze. Farina, rimasto sulla poltrona presidenziale gongola e prepara la campagna abbonamenti prima ancora di riorganizzare la squadra: il tifoso risponde, la società incassa. Alla guida tecnica viene confermato Ilario Castagner, a quella sportiva Silvano Ramaccioni, uno dei più esperti (e onesti) d.s. sul mercato. Durante la campagna trasferimenti scoppia la prima bomba: Farina, in accordo con l'Inter, aveva ceduto alla consorella milanese Collovati in cambio di tre giocatori: Serena, Pasinato e Canuti. Sul contratto una clausola molto complicata, da risolvere entro una certa data: se l'Inter riscatta Collovati e il Milan vi rinuncia, i tre restano al Milan. Farina non riscatta Collovati e rinuncia anche ai tre giocatori. L'Inter invece riscatta Collovati e si riprende i tre giocatori. Il gioco, anzi il giochetto, è male interpretato dal Milan che crede di aver partita vinta, attraverso una scrittura privata che però non ha valore. Morale: il Milan perde Collovati e i tre giocatori che tornano all'Inter, due dei quali con destinazioni diverse, Serena al Torino e Canuti al Genoa. Il Milan deve rifare la squadra. Si pensa agli stranieri. Uno per la difesa e uno per l'attacco. Per la difesa arriva il belga Gerets, nazionale, prelevato dallo Standard Liegi, per l'attacco il nero Luther Blissett, capocannoniere inglese nella squadra del Watford, presieduta dalla rock-star Elton John. Carotti e Filippo Galli, ceduti in prestito rispettivamente all'Ascoli e al Pescara, tornano in squadra. Vengono acquistati inoltre Manzo dalla Fiorentina, Russo dalla Ternana, Spinosi dal Verona, Tacconi dal Perugia e Valori dal Città di Castello. Oltre a Pasinato si trasferiscono Jordan al Verona, Cuoghi al Modena, Romano alla Triestina, Manfrin alla Pistoiese, Longobardo al Catania e qualche giovane, come Biffi, Gadda, Benetti e D'Este, in squadre minori. La squadra, al via della Coppa Italia, si presenta con questa formazione: Nuciari; Gerets, Evani; Tassotti, Spinosi, Baresi; Damiani, Battistini, Blissett, Verza, Icardi. La formazione in campionato, è riveduta e corretta con l'inclusione di Filippo Galli al posto di Spinosi, con gli inserimenti di Carotti, Tacconi, Paciocco (poi ceduto al Lecce ad ottobre) e con il ritorno di Ottorino Piotti tra i pali e Manzo a centrocampo. La prima parte del torneo ha questo andamento: un pari ad Arezzo, una vittoria esterna a Padova, una in casa con il Rimini, una a Bergamo con l'Atalanta e pareggio a San Siro con la Roma. Il turno è superato. Blisset, nelle cinque partite, non ha mai realizzato un gol. È già crisi. In compenso realizza Damiani. Parte il campionato e la squadra precipita ad Avellino con un sonante 0-4. Si rimette subito in carreggiata rifilando 4 gol al Verona a San Siro. Finalmente segna Blisset. Ma a Roma è ancora sconfitta. Si torna a San Siro con una vittoria stentata contro il Catania, ed alla nuova sconfitta a Torino contro la Juventus. Le giornate, come si vede, sono alterne. Due vittorie consecutive in casa contro Sampdoria e Lazio e arriva il derby. La squadra sembra preparata per bene ma va in campo con la paura e le gambe molli e l'Inter la infila. Nella successiva partita ottiene un pareggio interno con la Fiorentina e arriva anche il primo punto esterno a Napoli (0-0), per tonare alla vittoria contro il Genoa. Prima vittoria in trasferta ad Ascoli 4-2 (con tre gol di Danbiani) e prima sconfitta casalinga contro il Torino. I guai erano comunque arrivati in precedenza: Gerets con la pubalgia, Blissett con la nostalgia. Il nero realizza con il contagocce. Un gol al Verona, uno alla Sampdoria, uno alla Lazio, uno all'Udinese. Quattro in 15 partite: incredibile! Alla fine del girone d'andata il Milan conta 16 punti. La partenza del girone di ritorno è abbastanza buona: vittoria in casa con l'Avellino, pareggio a Verona, pareggio con la Roma, con il Catania, ma arriva la sconfitta sonora a San Siro contro la Juve dove il Milan è costretto a giocare in 10 per 89' causa l'espulsione di Damiani al 1' di gioco. Quella di Genova contro la Sampdoria, dove la squadra pareggia, è l'ultima partita giocata da Gerets in Italia: il belga viene incriminato dalla giustizia sportiva del suo paese per "corruzione". Il fatto era stato commesso l'anno precedente; Gerets viene prima sospeso dal Milan, quindi squalificato dalla sua federazione. Il Milan deve rescindere il contratto e Gerets torna in Belgio. La squadra, senza Gerets e con Blissett sempre con la testa in Inghilterra, continua la sua marcia. Pareggia a Roma con la Lazio, con l'Inter nel derby di ritorno, a Firenze e perde in casa con il Napoli, perde anche a Genova con i rossoblù, pareggia con l'Ascoli in casa, va a vincere a Torino contro i granata con un gol di Blissett (udite, udite!), supera il Pisa a San Siro e conclude con una vittoria a Udine. Classifica: 6° posto. Tornando indietro di qualche mese, dopo la partita di Firenze pareggiata 2-2, scoppia la bomba. Castagner, incautamente, confida a qualcuno di aver già firmato con l'Inter per la successiva stagione. La voce giunge a Farina che convoca il consiglio. Morale: Castagner viene esonerato, la squadra affidata a Italo Galbiati che conclude il campionato come si è detto. In Coppa Italia, dopo aver eliminato il Vicenza, perde con la Roma che poi vincerà la Coppa. Non è una stagione fallimentare ma di più da questo Milan non ci si poteva aspettare, visti gli acquisti sbagliati.

TORNA NILS LIEDHOLM CON 5 BUONI ACQUISTI

Castagner, dunque, non è più del Milan. Farina prepara una sorpresa e fa arrivare il rossonero Nils Liedholm, idolo dei tifosi. È un grande colpo, tanto più che con Liedholm vengono effettuati cinque importanti acquisti: Ray Wilkins, dal Manchester United, capitano della nazionale inglese, Mark Hateley, goleador inglese, acquistato dal Portsmouth, una società di seconda divisione, Terraneo dal Torino, Di Bartolomei dalla Roma e Pietro Paolo Virdis dall'Udinese. Sono cinque importantissimi acquisti che dovrebbero dare un nuovo volto alla squadra, guidata soprattutto da quello che viene considerato il più bravo allenatore in circolazione in Italia, il "Maestro". Blissett torna in Inghilterra al Wattford, Damiani viene ceduto al Parma, Piotti all'Atalanta, Spinosi al Cesena, Tacconi al Monza (via Perugia), Paciocco al Lecce in via definitiva, Valori al Casarano. Fioccano gli abbonamenti, tornano le speranze dopo tante sofferenze. La stagione parte con la Coppa Italia. Il Milan è inserito nel primo girone con Parma, Triestina, Como, Carrarese e Brescia. Debutta a Parma e vince: un gol realizzato da Hateley che subito si presenta. A San Siro contro il Brescia è pareggio e Hateley si fa espellere beccandosi due giornate di squalifica. Salta le partite contro il Como e con la Triestina, dopo aver giocato con la Carrarese. Il Milan si qualifica al primo posto e passa il turno. In campionato l'esordio avviene in casa con l'Udinese. Virdis e Hateley realizzano un gol ciascuno, ma finisce in parità. Hateley, comunque, si è presentato e con lui Pietro Paolo Virdis. Hateley esplode contro la Cremonese a San Siro, Virdis a Torino contro la Juventus, ma l'entusiasmo tocca le stelle nelle partite di San Siro contro la Roma (segna anche Di Bartolomei e si ripete Hateley, ormai battezzato Attila) e nel derby con l'Inter dove Attila realizza lo stupendo gol del successo rossonero.
Un'azione di gioco di Mark Hateley

IL DERBY DI "ATTILA" INFIAMMA IL TIFOSO

Dopo il derby il Milan è secondo in classifica dietro al Verona e a Milano il popolo rossonero sogna. Ma ecco che arrivano le prime delusioni e, soprattutto, le prime difficoltà. A Torino contro i granata, Hateley si infortuna, è una cosa seria: menisco. Si accendono le polemiche in società: dove verrà operato il giocatore? I medici (e il giocatore) dicono Pavia, il presidente Farina vorrebbe farlo operare a Verona. Sarà operato a Pavia dopo aspre polemiche. La squadra continua senza Hateley e perde i colpi. Dopo sole tre settimane Attila torna in campo contro l'Atalanta e paga il rischio. Dovrà restare a riposo per altro tempo. La squadra, però gira abbastanza bene: Di Bartolomei con Wilkins domina il centrocampo, Virdis diventa il goleador principe della squadra. Il Milan vince ad Ascoli con un gol di Tassotti e a Roma contro la Lazio nel recupero del 7 gennaio. Contro il Como a San Siro rientra Hateley e la squadra perde, pareggia a Udine (segna Attila), pareggia in casa con la Fiorentina (ancora gol di Mark) e vince a Cremona con un gol di Di Bartolomei su rigore all'ultimo minuto. Altra vittoria contro la Juventus a San Siro (primo gol di Wilkins e due reti di Virdis), vittoria a Roma contro i giallorossi (gol di Virdis). Alla ventesima giornata il Milan è quarto, in zona UEFA, quello che si cercava. La classifica viene stimolata dalle vittorie sul Napoli, sull'Avellino, dal pareggio con l'Inter (Verza all'ultimo minuto), sull'Ascoli e la Lazio, ma i rossoneri finiscono al 5° posto e sperando nell'UEFA. La Coppa UEFA viene raggiunta dopo la finale in Coppa Italia con la Sampdoria. In Coppa Italia, infatti, il Milan dopo aver superato la Juventus in semifinale (due gol di Virdis) disputa la finale con la Sampdoria, la perde di misura ma entra in UEFA. È un traguardo raggiunto.

QUEL PASTICCIO DI VIA TURATI

Passa un'altra stagione e quella del 1985/86 sarà ricordata e scritta sul libro dei peggiori ricordi rossoneri. Farina acquista poco. Conferma Nils Liedholm, cede Battistini alla Fiorentina, Verza al Verona, Cimmino all'Ascoli, Giunta alla Sambenedettese. L'unico grosso acquisto si chiama Paolo Rossi. Gli altri, Bortolazzi, Mancuso, Macina sono da panchina. Esplode invece Paolo Maldini proveniente dal settore giovanile, figlio del grande Cesare, rossonero degli anni Cinquanta e Sessanta. La squadra si comporta bene. in Coppa Italia passa il turno ma poi si farà battere dall'Empoli ed eliminare. In campionato Hateley non è più Attila: una domenica gioca, un'altra domenica è in tribuna infortunato. Quando torna dall'Inghilterra con la nazionale inglese è sempre acciaccato. Deve farsi operare alle tonsille.

ARRIVA BERLUSCONI E SALVA IL MILAN

Anche in Coppa UEFA le cose sono andate storte. Passato il primo turno superando l'Auxerre grazie a un gol di Virdis in Francia, quindi il secondo superando il Lokomotiv di Lipsia (ancora Virdis con un gol in trasferta), i belgi del Waregem cancellano ogni ambizione rossonera sconfiggendo la squadra milanese, grazie alla complicità dell'arbitro cecoslovacco Kristov, proprio a San Siro in un finale piuttosto burrascoso che ha poi costretto il tribunale dell'UEFA ad una punizione di due turni da giocarsi lontani da Milano. Naturalmente, quando il Milan tornerà in Europa. Scoppia la più grossa bomba della storia rossonera. Farina si dimette. Il dottor Rosario Lo Verde diventa presidente ad interim. Si scoprono le magagne del presidente: il Milan rischia il fallimento. Ne succedono di tutti i colori. In società staziona la Finanza, i debiti sono ingenti. Farina sparisce, vola in Sudafrica lasciando il Milan "in brache di tela". Si parla di Berlusconi, poi subentra Armani: è Gianni Nardi vice-presidente, l'uomo che può sbloccare tutto. Tutto, infatti, si sblocca: arriva Silvio Berlusconi con il gruppo Fininvest. Il Milan è salvo anche nell'immagine. Una volta acquisita la società, il gruppo lavora per darle una parvenza di organizzazione e per farla ritornare quella di un tempo. Silvio Berlusconi non lascia niente di intentato, niente al caso. Viene tutto programmato: società, squadra, quadri tecnici, sanitari. "Nel giro di due-tre anni - ordina Berlusconi - dobbiamo tornare grandi". Si ristruttura la sede, Milanello, viene lanciata la campagna abbonamenti. Tutto sembra perfetto. E la squadra? Tutto per bene: Nils Liedholm, che pareva sul punto di lasciare il Milan, viene confermato: il suo contratto scade il 30 giugno 1987 e Berlusconi lo rispetta. Mette però a disposizione del "Barone" una squadra molto più forte della precedente. Gli acquisti si chiamano Giovanni Galli e Massaro, prelevati dalla Fiorentina, Donadoni, astro nascente, dall'Atalanta, Dario Bonetti dalla Roma, Galderisi dal Verona. Mentre vengono promossi alla prima squadra Zanoncelli e Lorenzini, vengono anche confermati tutti i migliori, da Franco Baresi, più che mai capitano, a Tassotti, a Filippo Galli, Virdis, Paolo Maldini e i due inglesi Wilkins e Hateley.
Franco Baresi in azione

Liedholm, insomma, ha a disposizione una squadra ben equilibrata. Sono partiti Terraneo, Icardi, Paolo Rossi, Russo, Bortolazzi, Macina, Carotti, Mancuso, Spelta e Costacurta (in prestito al Monza). Tutti elementi che ormai, al Milan, avevano fatto il loro tempo oppure deluso le aspettative. La formazione che Liedholm appronta per la Coppa Italia è la seguente: Giovanni Galli; Tassotti, Maldini; Bonetti, Filippo Galli, Baresi; Donadoni, Wilkins, Hateley, Di Bartolomei, Virdis. In alternativa ci sono anche Nuciari, Massaro, Evani, Galderisi, Manzo, Zanoncelli e Lorenzini. Coppa Italia con Parma, Sambenedettese, Ascoli, Triestina e Barletta. Due punti con la Sambenedettese, altri due con la Triestina e con il Barletta. Ma arriva la prima delusione a San Siro contro il Parma di Arrigo Sacchi. La squadra è disunita, gioca un buon calcio ma lentissimo. E la velocità del Parma la infila. Il pareggio di Ascoli la promuove al secondo turno, dove il Milan trova ancora il Parma. Le difficoltà arrivano dal campionato. Il Milan ha soltanto quello a cui pensare: nella stagione precedente, con un finale a dir poco sconcertante (1 punto nelle ultime cinque partite) aveva perso la possibilità di rientrare nel giro internazionale con la Coppa UEFA per cui, nella stagione 1986/87, doveva perlomeno pensare a piazzarsi nelle prime posizioni per conquistarsi la zona UEFA. Ma arrivano le prime difficoltà, all'inizio del campionato. La squadra debutta a San Siro contro l'Ascoli e perde. Nella seconda giornata perde anche a Verona restando a zero punti. Dopo il successo con l'Atalanta in casa (gol di Di Bartolomei e Massaro), Liedholm, per la trasferta a Torino contro la Juventus, pensa bene di modificare lo schieramento a zona, piazzando Filippo Galli su Platini e dando a Tassotti e Maldini il compito di marcare a uomo. Ne esce un risultato in bianco che si ripete anche nel derby con l'Inter. "Avevamo bisogno di punti - dirà Liedholm - ecco perché vi è stata questa modifica. Ora continueremo a giocare a zona totalmente". Il Milan batte il Brescia e la Fiorentina entrambe a San Siro. A Genova contro la Sampdoria gioca solo uno squarcio di partita. Va in vantaggio con Virdis, si fa raggiungere da Briegel. Poi si infortuna l'arbitro D'Elia e la partita viene sospesa per essere rigiocata il 20 novembre. E il Milan, in quel giovedì, incassa tre gol a Marassi. Tre giorni dopo supera l'Avellino, poi pareggia a Torino con i granata e pareggia a San Siro con il Napoli (Galli è nuovamente schierato a uomo per francobollare Maradona). È un buon Milan quello che si vede: Virdis si erge a goleador, la squadra gioca a memoria: vince a Roma, a Como, pareggia in casa con l'Udinese e si ferma a 19 punti alla fine del girone d'andata con il Napoli lanciato sulle ali dell'entusiasmo e verso lo scudetto. Quando tutti si attendono l'exploit nel girone di ritorno, arrivano invece le delusioni. È ben vero che la squadra supera il Verona, poi l'Atalanta a Bergamo (doppietta di Virdis), pareggia con la Juventus e batte l'Inter a San Siro nel derby di ritorno (primo gol di Galderisi in rossonero), ma è altrettanto vero, che perde a Brescia, pareggia a Firenze dopo essere stata in vantaggio per 2-0 e perde a San Siro contro la Sampdoria e ad Avellino. La classifica è compromessa ed è nuovamente sfumata la zona-UEFA. Dopo molti ripensamenti la società decide di affidare, per le ultime cinque giornate che rimangono, la squadra a Fabio Capello, allenatore della squadra Primavera lasciando Liedholm, comunque, a far da "suggeritore". Capello fa il suo esordio in Coppa Italia a Parma nel retour match. Finisce senza reti e il Milan è eliminato. Resta il finale di campionato: dopo la vittoria in casa contro il Torino (gol di Hateley), arriva la sconfitta di Napoli ma a San Siro contro la Roma la squadra si riscatta con tre gol di Virdis e uno di Donadoni. È un altro Milan, che gioca sempre a zona ma ha velocizzato la manovra. Nelle ultime due giornate arrivano altrettanti pareggi, con il Como a San Siro e con l'Udinese in trasferta. La squadra si piazza al quinto posto unitamente alla Sampdoria. Per conquistare la zona-UEFA serve lo spareggio che si gioca a Torino il 23 maggio. Capello manda in campo una squadra grintosa, piena di orgoglio, di velocità. Si arriva ai tempi supplementari e Massaro trafigge la Sampdoria. Il Milan riconquista l'Europa, Virdis vince la classifica dei cannonieri con 17 gol. E, sulle ali di quel successo, il Milan vince anche la Coppa delle Stelle, ovvero la terza edizione del Mundialito. In questa competizione gioca anche Claudio Borghi che il Milan potrebbe anche tesserare per la stagione seguente. La squadra, sempre guidata da Fabio Capello, batte il Porto, fresco campione europeo, il Paris Saint-Germain, pareggia con l'Inter e supera il Barcellona. Claudio Borghi viene premiato come il miglior giocatore di tutto il torneo. Mentre i giocatori sono in vacanza, la società lavora per la nuova stagione. Sin da febbraio-marzo, comunque, già si conoscevano le sorti dei due inglesi Wilkins e Hateley. Il colpo era stato fatto con l'acquisto di "treccina" Ruud Gullit, l'olandese del Suriname che aveva impressionato Silvio Berlusconi a Barcellona nel Trofeo Gamper al quale aveva partecipato, senza successo, il Milan. L'altro straniero si chiama Marco Van Basten, dell'Ajax, fresco vincitore della Coppa delle Coppe. Gullit gioca nel PSV Eindhoven. È un giocatore dotato di un grande potenziale, un atleta dinamico, eccezionale nei colpi di testa. Il Milan lo ha fatto seguire parecchie volte e, ogni volta, le relazioni erano favorevoli. È un giocatore di colore, amante della musica "reggae", di una simpatia eccezionale. Marco Van Basten è stato "Scarpa d'oro" per i suoi innumerevoli gol in Olanda e nella nazionale. Per Gullit il Milan spende oltre 13 miliardi, per Van Basten nemmeno due. Partono Mark Hateley (al Monaco) e Wilkins al Paris Saint-Germain (ma poi andrà al Rangers Glasgow). Partono anche Galderisi, Di Bartolomei, Bonetti, Manzo, Zanoncelli e Lorenzini. Con i due nuovi stranieri arrivano anche Carlo Ancelotti e Colombo prelevato dall'Udinese. Anche Liedholm se ne torna a Roma. Al Milan arriva Arrigo Sacchi, un giovane allenatore emergente che ha sempre fatto bene e che ha portato il Parma dalla serie C alla serie B "rischiando" anche la serie A. Sacchi ha battuto il Milan diverse volte, il suo Parma gioca un calcio molto bello. Berlusconi lo preleva dal Parma e Sacchi si porta al Milan anche Mussi, Bianchi e Bortolazzi. Inizia la nuova stagione, quella che porterà al grande successo. È la stagione 1987/88. Già in Coppa Italia si intravedono i lavori del nuovo tecnico (che è affiancato da Italo Galbiati e dal preparatore atletico Pincolini). Si intravede anche il lavoro organizzativo della società. Il Milan debutta a San Siro, in Coppa Italia, contro il Bari ed è cinquina con un grande gol di Marco Van Basten, mentre Gullit si accattiva immediatamente tutte le simpatie dei tifosi. La squadra vince anche a Como (Gullit e Van Basten gli autori dei due gol), batte il Monza, pareggia a San Siro contro il Parma (ma perde ai rigori) e pareggia a Barletta (ma vince ai rigori). Il turno è superato. Sull'onda di questi successi scaturiti grazie al gioco espresso dalla squadra fioccano anche gli abbonamenti. Vengono superati tutti i record: oltre 65 mila abbonati. San Siro sarà sempre stracolmo. Sacchi in Coppa Italia prova la formazione e la definisce in campionato. Eccola: G. Galli; Tassotti, Maldini; Colombo, F. Galli, Baresi; Donadoni, Ancelotti, Van Basten, Gullit, Virdis. La squadra al debutto vince a Pisa 3-1 ma perde in casa con la Fiorentina. È un colpo mancino dei viola. C'è anche il debutto in Coppa UEFA in Spagna contro il Gijon. Sacchi non può disporre di qualche elemento valido, come Maldini. Il Milan perde 0-1, ma nel ritorno, a Lecce, si rifarà con due gol di Virdis e uno di Gullit. Sacchi, comunque, ha trovato la squadra giusta: Colombo diventa un punto fisso, Evani altrettanto. Sacchi si accorge che non può fare a meno dei due maratoneti, specialmente di Evani. Dopo l'insuccesso di Lecce in Coppa UEFA contro l'Español, l'allenatore trova l'equilibrio esatto. La squadra, stupendamente orchestrata in difesa da Baresi, a centrocampo da Ancelotti, inizia a Verona il suo grande ciclo e dopo il Verona batte anche il Pescara e l'Avellino. Ma arriva il petardo di San Siro. Il Milan gioca contro la Roma, un petardo arriva sulla testa di Tancredi. La partita è ormai segnata: Virdis batte la Roma, ma la Roma vince.. 2-0 a tavolino. È qui che la squadra ha una grande reazione alla sorte avversa. Supera l'Inter, strabatte il Napoli (la più grande partita in campionato di Gullit), batte a Torino la Juventus e supera il Como con una cinquina a San Siro. È un grande Milan, senza Van Basten operato alla caviglia in Olanda, ma con Virdis più che mai goleador e Gullit più che mai campione. La squadra infila le 15 partite del girone di ritorno senza perdere: batte il Pisa, il Cesena, la Sampdoria, il Pescara, l'Empoli ed arriva alla partita di Roma contro i giallorossi a debita distanza dal Napoli. Mentre i partenopei perdono a Torino contro la Juventus, Virdis e Massaro trafiggono la Roma. I punti di distacco dal Napoli sono soltanto due. Cresce l'entusiasmo. Il Napoli pareggia a Verona, il Milan strapazza l'Inter nel derby di ritorno e si porta a Napoli con un solo punto di distacco. Ed a Napoli arriva il sorpasso: la squadra gioca una stupenda partita, con Van Basten rientrato tre domeniche prima perfettamente ristabilito (suo il gol con l'Empoli). Virdis realizza una doppietta, Van Basten fa il tris. Gullit è stupendo, il Milan esce dal San Paolo tra gli applausi. Ha lo scudetto in tasca. Mancano due partite e il Napoli è in crisi. Il pareggio con la Juventus a San Siro non pregiudica nulla dal momento che il Napoli perde a Firenze e il trionfo arriva a Como. È l'undicesimo scudetto, il più sofferto ma forse il più bello. E dopo lo scudetto la grande prestazione di Manchester contro il Manchester United e quella di San Siro contro il Real Madrid. È la prova della Coppa dei Campioni. Gullit e Van Basten, poi, vincono con l'Olanda i Campionati europei. Quattro giocatori rossoneri vanno in nazionale per gli "europei": Baresi, Maldini, Ancelotti e Donadoni. Virdis, Tassotti, Colombo, Evani sono convocati nell'Olimpica. È un trionfo. Per la nuova stagione un solo acquisto: Frankie Rijkaard, un altro olandese del Suriname, un altro campione d'Europa. È il trionfo rossonero. Trionfo che prelude ad una stagione d'oro che inizia con delle amichevoli super nelle quali Frankie Rijkaard immediatamente si inserisce nel gioco programmato da Arrigo Sacchi. Il calciatore olandese può giocare in diversi ruoli: centrocampista centrale o di fascia, stopper all'occorrenza: è dotato di grande classe. Nel Milan, insomma, si crea un nuovo trio dopo quello famoso svedese del "Gre-No-Li" di antica memoria. Il Milan passa il primo turno di Coppa Italia e nel frattempo ottiene una clamorosa vittoria a Madrid contro il Real in una amichevole programmata da tempo. Pur essendo in formazione rimaneggiata (senza Van Basten) la squadra sfodera un gioco a dir poco stupendo che gli stessi madrileni ammirano: vince 3-0 con gol di Donadoni, Mannari e Maldini. È la prova generale per la Coppa dei Campioni. Prima di questa partita la squadra va a vincere anche a Eindhoven contro il PSV e prima ancora supera a Londra nel mitico stadio di Wembley il Bayern di Monaco e il Tottenham: li supera con un gran gioco ma non vince il torneo per la differenza reti. È già un Milan che mette paura. Ma arrivano anche i guai. Si infortunano Ancelotti (menisco), Maldini (tallonite), Bianchi (ginocchio), Evani e Filippo Galli. Anche Ruud Gullit è vittima di infortuni. Per sua fortuna Sacchi può contare su dei buoni rincalzi, come Mannari. La squadra, comunque, esce dalla Coppa Italia superando la Sambenedettese ma perdendo con il Torino. Inizia la Coppa dei Campioni e il primo impegno fa volare la squadra che vince 2-0 a Sofia contro il Vitocha e lo ribatte (5-2) a San Siro. Ci sono i gol di Virdis e Gullit, rientrato per uno scorcio di partita e la quaterna di Van Basten nella partita di San Siro. Inizia anche il campionato e il debutto avviene a San Siro contro la Fiorentina: 4-0 con gol di Van Basten e tripletta di Virdis. Vittoria anche a Pescara nella prima trasferta. Poi arrivano i guai con gli infortuni. Gullit non è ancora guarito, Filippo Galli si sottopone ad una nuova operazione. Nel secondo turno della Coppa dei Campioni la squadra è impegnata contro la Stella Rossa di Belgrado: prima partita a Milano. Gli slavi vanno in vantaggio all'inizio della ripresa con Stoikovic, subito rimedia Virdis e finisce 1-1. Il dramma nel ritorno: il Milan sta perdendo 0-1 con un gol di Savicevice non riesce a sfoderare gioco. Quando mancano 32' alla fine arriva la nebbia a cancellare tutto. Si rigioca il giorno dopo e Sacchi non può schierare Virdis (espulso il giorno prima) e Ancelotti ammonito. Inoltre Gullit è sempre infortunato. Si cerca di recuperarlo. La squadra va in campo con Costacurta e Mannari, Gullit è in panchina. È un altro Milan con un altro spirito: gioca, fa pressing, domina. Segna anche un gol che l'arbitro Pauli non vede, segna con Van Basten ma si fa raggiungere dal solito Stoikovic. Finisce 1-1 come a San Siro. Si va ai rigori e qui Giovanni Galli fa il miracolo parandone due. Il Milan passa il turno. In campionato, invece, arrivano i dolori: la squadra perde in casa rocambolescamente contro l'Atalanta, va a Napoli e becca quattro gol, vince con il Lecce a San Siro ma perde il derby davanti ad una Inter scatenata. Il campionato viene compromesso a Cesena. Ormai si pensa solo alla Coppa dei Campioni. Terzo turno contro i tedeschi ovest del Weder Brema: pareggio in Germania, vittoria a San Siro per 1-0 con un gol su calcio di rigore di Van Basten. Il Milan è in semifinale e deve affrontare il Real Madrid, la squadra europea più titolata. Ed è proprio in questa partita che i rossoneri ritrovano la classe. Pareggiano a Madrid (1-1) ma avrebbero potuto anche vincere se Fredriksson non avesse annullato un gol valido di Gullit. Stravincono con un clamoroso 5-0 a San Siro aprendosi la strada per la finale del 24 maggio a Barcellona contro i rumeni della Steaua di Bucarest e quella data diventerà storica per il Milan, non solo per la grande vittoria (4-0 con doppietta di Gullit e di Van Basten), ma soprattutto per la presenza di 80 mila tifosi rossoneri convenuti a Barcellona da tutta Italia, da ogni parte d'Europa e persino dall'America. È un trionfo, è il trionfo del "Gruppo", di una squadra dal gioco eccezionale. La stagione si conclude con il terzo posto in campionato, dietro all'Inter campione ed al Napoli. Berlusconi già pensa alla prossima stagione acquistando il meglio sul fronte nazionale e confermando tutti i campioni rossoneri.
1988: la disposizione in campo del Milan di Berlusconi

Marco Van Basten, Pallone d'oro 1988

Da sin.: Ruud Gullit; Frank Rijkaard

Paolo Maldini in campo

DA SACCHI A CAPELLO: SCUDETTI E COPPE

È sempre il Milan esplosivo quello che si presenta al via del campionato 1989/90. È il Milan che si lascia alle spalle un campionato vinto dal Napoli; sempre allenato da Arrigo Sacchi che porta sul piatto internazionale non solo una Coppa dei Campioni, ma soprattutto una Coppa intercontinentale vinta a Tokio contro l'Atletic National di Medelin allenato da Francisco Maturana, un santone del calcio internazionale. È l'ennesimo trionfo della squadra rossonera che alla Coppa intercontinentale aggiunge una seconda Coppa dei Campioni dell'era berlusconiana e la Supercoppa Europea. È un Milan travolgente che perde, come si è detto, lo scudetto a favore del Napoli, ma che prepotentemente resta sul massimo trono in campo internazionale.
Il Milan vincitore della Coppa intercontinentale 1990

Il Milan vincitore della Supercoppa europea 1990

Quello della stagione 1990/91 sarà l'ultimo anno che Arrigo Sacchi trascorrerà sulla panchina rossonera. È stabilito che il tecnico debba passare ad altri ruoli in campo nazionale, ciò non toglie che l'Arrigo da Fusignano non si impegni per vincere altri allori. Il Milan termina il campionato al secondo posto, lo scudetto va alla Sampdoria, ma in campo internazionale esplode: vince la Supercoppa europea, e rivince la Coppa intercontinentale in Giappone, superando i paraguaiani dell'Olimpia di Asunción con un perentorio 3-0, con due gol di Rijkaard e uno di Stroppa e con un'eccellente prestazione di Marco Van Basten. Durante le partite di campionato lo spettacolo non manca: le prestazioni di Marco Van Basten sono sempre ad alto livello, Daniele Massaro è autore di 10 gol. Anche in Coppa dei Campioni il Milan non brilla. Passato il primo turno superando i belgi del Club Brugge, nel secondo il Milan incontra l'Olympique di Marsiglia. Dopo il pareggio a San Siro i rossoneri giocano a Marsiglia: e' la famosa "notte della luce", a tre minuti dalla fine e con la squadra milanista in svantaggio di un gol, in seguito a un calo di tensione, la partita viene interrotta. Una situazione che costringerà il team italiano a subire l'umiliazione della squalifica dalle competizioni europee per un anno intero. La stagione successiva Arrigo Sacchi lascia la panchina rossonera per sedersi su quella della nazionale. Il presidente Silvio Berlusconi la affida a Fabio Capello. E fioccano le scommesse: riuscirà il grande giocatore di Roma, Juventus e Milan, divenuto manager dopo aver allenato le formazioni giovanili del Milan ad emergere e ridare alla squadra quella potenzialità, la sicurezza, il gioco dell'era Sacchi? Capello è un tecnico preparato e serio e la scelta risulterà quanto mai opportuna. Fabio Capello e il Milan vincono tutte le scommesse. Vengono confermati tutti gli artefici delle grandi vittorie nazionali ed internazionali, in primis Marco Van Basten che nel campionato realizzerà la bellezza di 25 gol! Ha così inizio l'era Capello. Nel primo anno il Milan vince lo scudetto e la Supercoppa italiana di Lega, nel secondo, con gli acquisti di Boban, Savicevic, Lentini, Papin, Eranio e la conferma della "vecchia guardia", il secondo scudetto, la Supercoppa italiana di Lega e l'imbattibilità in Coppa dei Campioni sino alla finale: dieci partite senza sconfitta, il record dell'imbattibilità in campionato con 22 vittorie e 12 pareggi e nessuna sconfitta, il grande ciclo di imbattibilità assoluta con 58 partite senza perdere; un ciclo lunghissimo difficilmente uguagliabile e battibile. Tuttavia, in Coppa dei Campioni giunto, come si è detto, alla finale di Monaco di Baviera contro il Marsiglia imbattuto, perde per un gol dei francesi. Nel frattempo Sebastiano Rossi, il portiere rossonero, stabilisce il record di imbattibilità senza subire reti per 929', superando il vecchio primato che apparteneva allo juventino Dino Zoff, altro monumento nazionale. Ma la marcia trionfale del Milan non si ferma. Vinto lo scudetto del campionato 1992/93, punta alla stagione seguente sempre con una squadra eccellente che metterà decisamente in luce Savicevic. La squadra è più che mai competitiva: con quel record di imbattibilità già menzionato, arriva alla conquista del 14º scudetto, sbaragliando il campo, malgrado la grave assenza di Van Basten, vittima di un infortunio alla caviglia destra, che lo costringerà ad allontanarsi per sempre dai campi di calcio. Il Milan conquista lo scudetto anche nella stagione 1993/94, con Massaro grande protagonista del gol, ben assecondato da Simone, da Savicevic e da tutti gli altri giocatori confermati. Fabio Capello riesce ad imprimere alla squadra serietà calcistica, gioco, volontà e sicurezza. Non fanno più parte del team Rijkaard, che ha preferito tornare in Olanda dopo aver vinto quello che c'era da vincere, e Ruud Gullit, passato alla Sampdoria, ma in difesa rimangono il capitano Franco Baresi, Paolo Maldini e Alessandro Costacurta, a centrocampo Albertini, al quale si aggiunge, a campionato iniziato, Marcel Desailly. Il gioco del Milan fa sempre spettacolo, anche ad Atene dove il Milan si presenta alla finale di Coppa Campioni contro il Barcellona di Johann Cruijff. In questa finale non giocano Baresi e Costacurta perché squalificati. Fabio Capello inventa la difesa con Maldini e Filippo Galli centrali, Tassotti e Panucci difensori di fascia, un centrocampo più che mai agguerrito con Boban, Desailly, Donadoni ed Albertini e forte di due uomini in attacco come Savicevic e Massaro. La partita si conclude con il trionfo milanista: quattro gol a zero per il Milan, doppietta di Massaro, un gol spettacolare di Savicevic e infine un gol di Desailly. È la quinta Coppa dei Campioni vinta dai rossoneri, secondi soli al Real Madrid che in bacheca ne ha messe sei. Ottima conclusione di stagione. Con la nuova stagione ha inizio il campionato dei tre punti. Lo vince la Juventus, il Milan è solo quarto in classifica, malgrado i 17 gol di Simone, i 7 di Savicevic e la conferma di tutti i giocatori che hanno contribuito alle vittorie della stagione precedente. L'interesse va alla Coppa dei Campioni, la squadra rossonera si presenta alla finale con diversi giocatori infortunati. Nella finale di Vienna contro l'Ajax non giocherà Savicevic e questa assenza risulterà quanto mai incisiva. Milan e Ajax giocano un buon calcio; sono l'espressione del football europeo e mondiale. Il Milan prevale, ma non segna, realizza invece Kluivert a pochi minuti dalla fine e la squadra rossonera deve lasciare la Coppa nelle mani dell'Ajax. Trascorsa l'estate il Milan si presenta all'inizio della stagione 1995/96 con due grandi acquisti: il liberiano George Weah, proveniente dal Paris Saint-Germain, e Roberto Baggio. Un trasferimento che fa scalpore, quello di Baggio, che fa scrivere fiumi di parole. La squadra è ancora più agguerrita per rivincere lo scudetto sfuggito nella stagione precedente. Tutto si verifica secondo copione. George Weah, considerato un buon giocatore, si dimostra grande; i suoi non numerosi gol sono tutti importanti, valgono tutti tre punti l'uno. Roberto Baggio ha un inizio piuttosto incerto ma torna a mostrare la sua abilità con i calci piazzati e con i suoi assist. Così il Milan vince il suo 15º scudetto, con un record eccezionale, quello di averne vinti quattro negli ultimi cinque anni. Nel corso della stagione vince anche la Supercoppa europea battendo gli inglesi dell'Arsenal. È una stagione trionfale: Juventus, Fiorentina, Parma, Lazio, le squadre inseguitrici, si devono arrendere a questo ennesimo trionfo basato sulla conduzione generale di un tenace allenatore, di una difesa indistruttibile, di un generoso centrocampo e di un incisivo attacco, con Weah, Savicevic e Baggio. Fabio Capello conclude il suo ciclo al Milan dopo aver conquistato quattro scudetti, una Coppa dei Campioni e altre due finali, due Supercoppe di Lega, una Supercoppa europea e due finali in Coppa intercontinentale. Il presidente Silvio Berlusconi mette nel suo albo d'oro cinque scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 2 Supercoppe europee e 3 Supercoppe italiane. Anche per lui un grande primato.
Supercoppa italiana 1993: il Milan vincitore

Supercoppa europea 1994. Milan-Arsenal: gol di Massaro

Il Milan vincitore della Supercoppa europea 1994

A SORPRESA... IL MILAN DI ZACCHERONI VINCE IL 16° SCUDETTO

Chiusa l'era Capello, trasferitosi al Real Madrid, per la stagione 1996/97 sulla panchina milanista viene chiamato il tecnico uruguayano Oscar Washington Tabarez. I rossoneri non ingranano e incappano in troppi risultati altalenanti. Così alla 12a giornata la società esonera Tabarez sostituito da Arrigo Sacchi, reduce dai fallimenti con la nazionale azzurra ai Mondiali e alle qualificazioni europee. Tuttavia, neppure il tecnico di Fusignano riesce a migliorare la situazione, i risultati continuano ad essere negativi e il Milan conclude la stagione con un pessimo 11° posto finale, a ben 22 punti dai campioni d'Italia della Juventus, vittoriosi, tra l'altro, sui rossoneri a San Siro con il punteggio tennistico di 1-6! È la fine di un ciclo: lo testimonia l'addio al calcio del capitano Franco Baresi, la cui maglia numero 6 viene ritirata dalla società.
Per la stagione 1997/98 il presidente Berlusconi cerca il riscatto e conclude il colpo dell'estate richiamando al Milan Fabio Capello, fresco vincitore del titolo nazionale col Real Madrid. A rinforzare la squadra arrivano Patrick Kluivert, Cristian Ziege, Ibrahim Ba e André Cruz. Nonostante i nuovi innesti, il Milan continua nella sua fase negativa e neanche un motivatore come Capello riesce a infondere il giusto spirito in una squadra troppo spesso abulica e svogliata. L'unica via per poter accedere all'Europa, dato che in campionato la squadra veleggia a metà classifica, è quella di aggiudicarsi la Coppa Italia, di cui i rossoneri raggiungono la finale da disputarsi contro la Lazio. Nella partita d'andata, a San Siro, i biancocelesti vengono immeritatamente sconfitti per 1-0 con gol al 90' di George Weah. Il Milan all'Olimpico potrebbe vincere quella Coppa che manca dal lontano 1977, tuttavia, dopo essere passato in vantaggio grazie a una punizione di Demetrio Albertini, deve soccombere sotto i colpi di Gottardi, Jugovic e Nesta: la Lazio è così qualificata per la Coppa delle Coppe (che vincerà), mentre il Milan si ritrova fuori dall'Europa. In campionato i rossoneri terminano al 10° posto. Particolarmente negativa la stagione di Kluivert, capace di clamorosi errori sotto porta; per lui a fine torneo solo 6 reti all'attivo.
Dopo le due deludenti stagioni precedenti, la dirigenza milanista decide di cambiare radicalmente per l'annata 1998/99: la guida tecnica della squadra viene affidata ad Alberto Zaccheroni, scelto dalla società rossonera per l'ottimo lavoro svolto ad Udine; l'allenatore porta con sé i due calciatori-simbolo della sua ex squadra, l'attaccante tedesco Oliver Bierhoff, capocannoniere 1997/98, e il laterale destro danese Thomas Helveg. Date le notevoli modifiche tattiche, viene preventivata una stagione di transizione. Il primo scorcio di campionato dei rossoneri non è esaltante e la squadra, pur navigando sempre tra la terza e la quarta posizione, non convince sul piano del gioco. Dopo la sconfitta a Parma per 4-0 alla fine di novembre il Milan sembra rinunciare definitivamente ai sogni di scudetto per puntare a un più abbordabile posto in Champions League. Ma non sarà così e i ragazzi di Zaccheroni risaliranno la china per tutto il girone di ritorno, prodigandosi in un'eccezionale quanto insperata rimonta che li porterà al sorpasso della Lazio nella penultima giornata del torneo e alla vittoria dello scudetto la domenica successiva. Il Milan festeggia così i suoi cento anni con la conquista del tricolore, il tricolore forse meno aspettato della storia rossonera. La vittoria finale porta le firme, oltre che dei senatori, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta e Demetrio Albertini, dei giovani Massimo Ambrosini, Andrés Guglielminpietro, Luigi Sala e Christian Abbiati, il portiere rivelazione dell'anno, che ha dimostrato grinta, freddezza e professionalità.

RITORNANO LE DELUSIONI

La stagione 1999/2000 non si apre sotto i migliori auspici: il Milan perde infatti la finale di Supercoppa di Lega contro il Parma, vittorioso a San Siro per 2-1. Nonostante il gol di vantaggio segnato da Guglielminpietro, i rossoneri si fanno raggiungere e poi superare dai gialloblù che vanno in rete con Hernan Crespo e con Alain Boghossian. La squadra, rinforzata dagli innesti del promettente capocannoniere della Champions League, l'ucraino Andriy Shevchenko, del guizzante e funambolico laterale sinistro della Selecao brasiliana Serginho e di promettenti giovani italiani, tra cui il gladiatorio centrocampista Gennaro Gattuso, in campionato palesa problemi difensivi, mentre in attacco il bomber ucraino si rivela inarrestabile. Alla fine del torneo il Milan si piazza in terza posizione, a ben 11 punti dalla seconda, la Juventus, ottenendo la qualificazione per la Champions League. La squadra, nonostante abbia segnato più gol di tutti (65), laureando Shevchenko capocannoniere al suo primo anno in Italia, a dimostrazione della fragilità difensiva ha subito la bellezza di 40 gol, 7 in più della Lazio campione d'Italia e addirittura il doppio della Juventus. Il bilancio in campo europeo della squadra di Zaccheroni è deludente: la sconfitta con i turchi del Galatasaray nella prima fase a gironi costa non solo l'eliminazione dei rossoneri dalla Champions League, ma anche la qualificazione in Coppa UEFA e quindi l'uscita definitiva dal palcoscenico europeo.
Per la stagione 2000/01 in panchina viene confermato Zaccheroni. La squadra gioca male, è discontinua. Tutte le energie dei rossoneri vengono profuse nella Champions League, dato che in campionato Roma e Juventus sembrano troppo forti e regolari. Le delusione arrivano non solo dall'andamento della squadra in campionato, ma anche dalla Coppa Italia, dove il Milan viene eliminato in semifinale dalla Fiorentina di Terim (2-2 a San Siro; 2-0 al Franchi). A marzo l'unico obiettivo rimane la Champions League; tutte le speranze rossonere sono riposte nella partita decisiva che la squadra dovrà disputare con il Deportivo La Coruña, una sorta di spareggio da cui sembra dipendere anche il destino dell'allenatore Zaccheroni, le cui scelte sono da tempo contestate dal presidente Berlusconi. A San Siro c'è tensione soprattutto tra i tifosi, assetati di vittorie e di bel gioco, ma i ragazzi di Zaccheroni sembrano abulici, deconcentrati, poco reattivi e l'incontro finisce 1-1 (l'arbitro scozzese Dallas assegna un rigore a testa) e con la mancata qualificazione del Milan ai quarti della più prestigiosa Coppa europea. Il giorno successivo la società annuncia l'avvicendamento in panchina: al posto di Zaccheroni arriva il duo Cesare Maldini - Mauro Tassotti, con cui la squadra sembra aver un sussulto d'orgoglio, dopo la deludente prestazione con il La Coruña. In lotta fino all'ultimo con il Parma per un posto in Champions League, in campionato il Milan si deve accontentare di un deludente 6° posto, che vale la consolatoria qualificazione in UEFA, alle spalle anche dei cugini interisti (battuti però in un indimenticabile derby per 6-0!).
Nel 2001/02 sulla panchina milanista viene chiamato l'allenatore turco Fatih Terim. La squadra, a fronte delle partenze di Guglielminpietro, Boban, Bierhoff, Coco, acquista il fuoriclasse portoghese Manuel Rui Costa, gli attaccanti Filippo Inzaghi, Andrea Pirlo, due giocatori provenienti dall'Alaves, l'attaccante spagnolo Javi Moreno e il laterale rumeno Cosmin Contra, i centrocampisti Cristian Brocchi e Davala Umit (proveniente dal Galatasaray) e il difensore danese Martin Laursen. La squadra, penalizzata anche da molti infortuni, esprime un gioco mediocre, tanto che a novembre la società esonera Terim, contestato pure da una parte dei tifosi, e chiama Carlo Ancelotti. Tuttavia, complici gli infortuni a Paolo Maldini, Filippo Inzaghi e Rui Costa e la scarsa vena realizzativa di Shevchenko, la situazione in casa rossonera non migliora. Solo sul finire del torneo, con il ritorno in campo di Inzaghi, i rossoneri danno segnali di ripresa, tanto da aggiudicarsi, all'ultima partita di campionato, il quarto posto in classifica che vale la qualificazione ai preliminari di Champions League 2002/03, esattamente come i "cugini" interisti, da cui risultano però distaccati di ben 14 punti. A rendere ancora più deludente la stagione milanista vi è stata l'eliminazione nelle semifinali di Coppa UEFA (l'unico trofeo che ancora manca nella bacheca rossonera) ad opera del Borussia Dortmund. La squadra di Ancelotti, dopo aver perso per 4-0 in Germania, a Milano ha sfiorato l'impresa, giocando con una determinazione raramente sfoderata durante la stagione. Anche in Coppa Italia il Milan è uscito di scena in semifinale, a vantaggio della Juventus.

IL 17° SIGILLO FIRMATO CARLO ANCELOTTI

Nella stagione 2002/03 si consuma il riscatto rossonero che incanta i suoi tifosi con un gioco spettacolare, basato sul possesso palla e sul modulo di gioco innovativo adottato da Carlo Ancelotti (4-3-1-2) per far convivere nella stessa formazione Andrea Pirlo e Manuel Rui Costa. Se Rui Costa viene impiegato come trequartista, Pirlo viene schierato davanti alla difesa, nel ruolo di regista arretrato che svolge con grande maestria. La difesa viene rinforzata con l'innesto di Alessandro Nesta, che con Paolo Maldini va a formare una coppia di centrali di difesa formidabile davanti a Dida, portiere considerato ormai affidabile. In campionato il Milan regge fino al giro di boa, dopodiché, distratto dalla Champions League, si fa superare da Juventus e Inter, piazzandosi al terzo posto, a 11 punti dai bianconeri e a 4 dai nerazzurri. La scelta di Ancelotti di concentrare le forze sulla Champions si rivela azzeccata. I rossoneri, infatti, dopo aver eliminato in semifinale i "cugini" dell'Inter, nella finale di Manchester tornano sul tetto d'Europa conquistando la Coppa ai danni della Juventus, battuta per 3-2 ai calci di rigore. Tre giorni dopo la vittoria, a suggellare una stagione memorabile, arriva anche la vittoria in Coppa Italia, vinta contro la Roma (1-4 per i rossoneri all'Olimpico, 2-2 a San Siro).
Il 2003/04 si apre con la sconfitta ai rigori nella Supercoppa italiana contro la Juventus e prosegue con il trionfo nella Supercoppa europea, in cui gli uomini di Ancelotti battono il Porto per 1-0, con gol di Andriy Shevchenko. A dicembre arriva una delusione per i rossoneri, che ai rigori perdono la Coppa intercontinentale per mano degli argentini del Boca Juniors. Il club milanese esce pure dalla Champions League, battuto dal Deportivo La Coruna al termine di una doppia sfida incredibile. Le soddisfazioni per i rossoneri arrivano dal campionato, che il Milan torna a dominare, conquistando il 17° titolo della sua storia. Il merito di questo successo va ascritto soprattutto a Kakà, arrivato a Milano a stagione in corso, e a Shevchenko, capocannoniere del torneo con 24 reti.
Il 2004/05 è un'annata carica di delusioni e rimpianti per il Milan. In campionato i rossoneri vanificano la splendida rimonta sulla Juventus nello scontro diretto di maggio, in cui a San Siro perdono per 1-0. In Champions League raggiungono la finale, ma vengono incredibilmente battuti ai rigori dal Liverpool dopo essere stati in vantaggio per 3-0.
Nel 2005/06, malgrado il dominio della Juventus partita a razzo, il Milan viene fuori alla distanza. Dopo aver inflitto ai bianconeri l'unica sconfitta del torneo (29 ottobre, Milan-Juventus 3-1), nel girone di ritorno gli uomini di Ancelotti riducono da 14 a 3 punti il loro distacco da Nedved e compagni, chiudendo il campionato a 88 punti, 3 in meno della capolista Juventus. I rossoneri non trovano miglior sorte in Champions League, dove vengono eliminati in semifinale per mano del Barcellona. Nel maggio 2006 anche il Milan (con Juventus, Fiorentina e Lazio) viene indagato per lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che fanno pensare a illeciti sportivi riguardanti le stagioni 2004/05 e 2005/06. In particolare nell'inchiesta viene coinvolto Leonardo Meani, collaboratore addetto al rapporto con gli arbitri, accusato di aver richiesto guardalinee compiacenti. La sentenza della CAF del 14 luglio riserva al Milan un trattamento ferreo: essendo riconosciuta alla società solo la responsabilità oggettiva, il club rossonero viene condannato a 44 punti di penalizzazione per il 2005/06, con conseguente esclusione dalla Champions League, e 15 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di A 2006/07; vengono inoltre puniti il vicepresidente Galliani con l'inibizione per un anno e Meani con l'inibizione per tre anni e sei mesi. Le pene a carico del Milan vengono ridotte dalla Corte federale che il 25 luglio sentenzia: 30 punti di penalizzazione per il 2005/06 (sanzione che scala il Milan alla terza posizione in classifica, permettendogli di prendere parte alla Champions League, seppure dal terzo turno preliminare), penalizzazione di 8 punti da scontare nel 2006/07. Vengono alleggerite anche le pene a carico di Galliani, inibito per nove mesi (a dicembre diventeranno cinque), e di Meani, inibito per due anni e sei mesi. La sentenza definitiva emessa il 26 ottobre dal Collegio della Camera di conciliazione e arbitrato del CONI conferma la penalizzazione di 8 punti inflitta ai rossoneri per il campionato 2006/07.